Sul testo
La vita e le opere di Giambattista Basile
Lo cunto de li cunti (1634-1636)
Il gioiello letterario di Basile, Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de’ li peccerille, noto anche come Pentamerone, è la raccolta di un vasto repertorio di fiabe rielaborate dalla straordinaria vivacità narrativa dell’autore. Uscì a Napoli, postumo, in distinti libretti tascabili: tre “giornate” nel 1634, la quarta nel 1635, la quinta e ultima nel 1636. Nonostante si presenti all’apparenza come una semplice raccolta di fiabe, è un libro ricco di rimandi letterari che unisce sapientemente il folklore locale con la tradizione italiana della novella. L’omaggio alla novellistica appare evidente nella struttura a cornice dell’opera, che si ispira al Decameron, al punto che il testo è definito anche Pentamerone: cinquanta fiabe popolari in dialetto, narrate da dieci donne in cinque giornate che si concludono con egloghe dal sapore moraleggiante. Il libro, considerato il capolavoro del Barocco italiano, ebbe maggior fortuna in Europa che in Italia; fu infatti riscoperto in età romantica dai fratelli Grimm che vi si ispirarono per la loro raccolta di fiabe (1812-1822). Benedetto Croce rilanciò la sua fama nel 1925, proponendone la prima traduzione in italiano, vista la difficoltà del dialetto napoletano secentesco.