Sul testo
La vita e le opere di Alessandro Tassoni
La secchia rapita (1622)
La prima edizione è pubblicata a Parigi nel 1622; poi l’opera è inserita tra i libri proibiti, viene rivista dall’autore e infine pubblicata a Venezia nel 1630. Tassoni segue gli schemi del poema epico ma ambienta le vicende nel periodo delle lotte comunali tra Modena e Bologna: le due città si contendono una secchia di legno rubata dai modenesi ghibellini (sostenuti dall’imperatore Federico II di Svevia) ai bolognesi guelfi (sostenuti dal papa). Come nella Gerusalemme liberata forze celesti intervengono nella storia: in questo caso si tratta di divinità dell’Olimpo che si dividono nella protezione alle due città. Dopo varie e alterne vicende l’opera si conclude con la vittoria di Modena. Nella dedica del poema ad Antonio Barberini, Tassoni presenta subito l’elemento di novità del poema, cioè l’unione della dimensione eroica e dell’elemento comico, che di fatto ribalta le caratteristiche del genere epico perché mette in ridicolo i principali elementi su cui si basa: basti pensare che nei ritratti delle divinità olimpiche che parteggiano per le due città Tassoni inserisce caricature dei personaggi della curia papale del suo tempo, e che l’oggetto della contesa dei valorosi eroi è il secchio di legno di un pozzo (dunque di nessun valore), che i modenesi rubano dopo aver bevuto. Nuova è anche l’introduzione della figura dell’antieroe, il Conte di Culagna, che l’autore presenta secondo gli schemi della descrizione dell’eroe, ma che manifesta caratteristiche opposte: è filosofo, poeta e bacchettone (cioè mostra una grande religiosità che non corrisponde a ciò che sente).