Aldous Leonard Huxley, Il mondo nuovo (1932)
Contro la crescente alienazione dell’uomo e contro l’invadenza disumanizzante del progresso tecnologico, si sviluppa l’opera di Aldous Leonard Huxley (1894-1963) a partire dal suo romanzo distopico, Il mondo nuovo (1932).
La trama
La vicenda è ambientata nell’anno 632 dopo Ford (infatti il conteggio degli anni non fa più riferimento a Cristo ma al pioniere dell’industria automobilistica Henry Ford). Reduce da guerre spaventose, il mondo ha ritrovato l’ordine sotto una ferrea dittatura, in cui il potere è esercitato da dieci Controllori con l’ausilio di avanzate tecnologie e dalla produzione in serie: i figli nascono in provetta, dotati di caratteri che li rendono utili a diverse funzioni. Il protagonista, Bernard, a causa di un errore nella sua gestazione prenatale, è un anticonformista, che entra in contatto con i Selvaggi, ovvero con la minoranza – relegata in una riserva – che ancora vive sottoposta alle leggi della natura, sperimentandone la libertà ma anche le infinite difficoltà. I richiami di un Grande Controllore gli evidenziano i costi immensi di quella condizione, mentre il “selvaggio John”, che egli ha introdotto nel proprio mondo, non regge allo squallore morale che lo circonda e si suicida.
Nelle opere successive Huxley si dedicò alla ricerca dei valori positivi e dei percorsi verso la verità attraverso lo studio delle tradizioni mistiche (La filosofia perenne, 1942) e la sperimentazione degli allucinogeni (Le porte della percezione, 1954), divenendo negli anni Sessanta un punto di riferimento della beat generation e del movimento hippy.
La letteratura distopica
Collaterale al filone della fantascienza, che negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale acquista crescente rilevanza, è quello della letteratura distopica. Con il termine distopia si è soliti indicare una anti-utopia: non un mondo ideale ma il suo opposto, in cui prendono forma le minacce più inquietanti.
In quest’ambito rappresenta un testo esemplare il Mondo nuovo di Aldous Huxley; nella medesima direzione lo scrittore inglese era stato preceduto dal russo Evgenij Zamjiatin, che nel romanzo Noi, del 1924, aveva presentato una società futura in cui gli uomini non erano che numeri, sottoposti al controllo onnipresente dello Stato.
Ma è nel secondo dopoguerra che vedono la luce due capolavori della letteratura distopica: 1984 di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury.