Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby (1925)

Francis Scott Fitzgerald (1896-1940), che soggiornò a lungo in Europa, è una voce rappresentativa di quella che Gertrude Stein – un’altra americana espatriata a Parigi – definì la Lost generation dei cosiddetti “anni ruggenti”, ovvero del periodo che lo stesso Fitzgerald ebbe a indicare, nel titolo di una sua raccolta di racconti, come L’età del jazz (1992). I suoi personaggi soffrono la lacerazione tra il vecchio sogno americano, intriso di idealità romantiche, e una realtà di squallore e apatia: come avviene nel protagonista de Il grande Gatsby del 1925, un self-made-man che tenta di affrancarsi dalla propria corruzione attraverso il vano tentativo di rivivere una passione autentica. Sulla scena è il mondo dei ricchi della New York che precede la grande crisi del 1929, e specialmente l’ambiente lussuoso di Long Island, affollato di frenetici affaristi – più o meno malavitosi – e di alcolisti stravaganti, ritratti con disincantata oggettività nella loro crisi esistenziale o fatuità.

Sulla medesima falsariga si sviluppa il romanzo successivo di Fitzgerald – Tenera è la notte, del 1934 – in cui tuttavia la vicenda si snoda tra Parigi e la riviera francese. Anche qui i protagonisti – il giovane Dick, psichiatra e scrittore, e la bella moglie – godono di uno status sociale privilegiato, circondati da una cerchia di amici altrettanto fortunati. Ma la loro è una felicità apparente, insidiata dall’insoddisfazione e dalla malattia (la schizofrenia della donna). La comparsa di un’attrice di successo sconvolge anche il fragile equilibrio di Dick, che perde la propria sicurezza ed è preda dell’alcol. Quando la moglie lo abbandona, egli avverte l’amara sensazione di essere in balia delle “forze della notte” e sceglie di abbandonare la Francia e rientrare negli Stati Uniti facendo perdere per sempre le sue tracce.
È significativo che Fitzgerald, ormai malato e alcolizzato, abbia dedicato i propri ultimi anni alla cinematografia di Hollywood, lavorando come sceneggiatore e collocando nel mondo dei divi il romanzo postumo Gli ultimi fuochi (1941), ancora una volta centrato sui temi del successo economico, del fascino e dello spreco.

Francis Scott Fitzgerald, 1921 circa.

Francis Scott Fitzgerald, 1921 circa.

Sul testo

Gli "anni ruggenti"