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La vita e le opere di Eugenio Montale

Ossi di seppia (1925)

La prima opera poetica di Montale, la più famosa, è pubblicata per la prima volta nel 1925 e poi, in versione più ampia, nel 1928; è composta da sessantuno poesie, scritte a partire dal 1916.
L’osso di seppia è ciò che resta del mollusco rimasto in mare, che lo rende secco e rugoso e infine lo getta sulla spiaggia come un relitto inutile. Quest’oggetto è simbolo della condizione esistenziale dell’uomo, consumato e inaridito dai meccanismi dell’esistenza, incapace di trovare un senso al proprio vivere.
Il procedimento tipico degli Ossi di seppia consiste nel partire da un dato concreto dell’esperienza del poeta per proporlo come simbolo di una condizione universale, che riguarda ogni uomo.

In Ossi di seppia domina il paesaggio ligure, nel tempo della stagione estiva. È un paesaggio aspro e illuminato da un sole accecante e infuocato che rappresenta la difficoltà dell’uomo a vivere il rapporto con la natura e la disarmonia tra l’uomo e il mondo; al tempo stesso nei componimenti emerge il bisogno dell’uomo di trovare un accordo con la natura, pur nella consapevolezza della propria condizione di fragilità. Il poeta esprime la sua fiducia nel ruolo conoscitivo della poesia che guida l’uomo a trovare la verità delle cose offrendogli una speranza di vivere momenti di verità e di bellezza tra le difficoltà e il dolore dell’esistenza. Nella raccolta è già presente il motivo della ricerca di una evasione dai limiti della condizione umana, che si concretizza nella figura femminile come fonte della salvezza, che troverà ampio sviluppo nella successiva raccolta.

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Eugenio Montale

Ritratto fotografico di Eugenio Montale, 1965.

Eugenio Montale.

La firma di Eugenio Montale.

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A casa di Eugenio Montale

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Meriggiare pallido e assorto (da Ossi di seppia)

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