Manifesto degli intellettuali fascisti (1925)

Figura centrale nella costruzione della cultura fascista è il filosofo Giovanni Gentile, che con il suo Manifesto degli intellettuali fascisti (1925) non solo aderisce apertamente al regime ma ne definisce e giustifica l’ideologia: a Gentile si deve una riforma scolastica che, dando centralità alla cultura umanistica e storica, svaluta implicitamente il sapere scientifico. Più sfaccettato e contraddittorio è il rapporto fra Gabriele D’Annunzio e il fascismo. Interventista, antiparlamentare, esaltatore dei miti della forza e della patria, D’Annunzio costituisce un modello di riferimento nella comunicazione fascista e tuttavia viene emarginato da Mussolini che, pur attribuendogli onori e cariche, lo allontana progressivamente dalla vita pubblica. Simile è la sorte di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo, che dapprima accetta la nomina all’Accademia d’Italia, della quale fanno parte intellettuali e artisti vicini al regime, poi si distanzia dal fascismo per dissenso nei confronti dell’alleanza con la Germania e della campagna antisemita.

Giovanni Gentile.

Giovanni Gentile.