Emilio De Marchi, Demetrio Pianelli (1890)

Milanese, dopo un primo romanzo piuttosto fantasioso (Due anime in un corpo, del 1879), che risente del clima della Scapigliatura, Emilio De Marchi (1851-1901) sviluppò una narrativa d’impronta realista, volta a rappresentare il mondo della piccola borghesia impiegatizia della propria città.

Nel suo capolavoro, Demetrio Pianelli (1890), il motivo economico si intreccia con quello della passione amorosa, in un contesto che impone pesanti sacrifici e rinunce. Motore dell’azione è il denaro, presente sin dall’inizio nelle duecento lire sottratte al fratello del protagonista e nei debiti che costui ha accumulato, che ne causano il suicidio e che costringono Demetrio a farsi carico della vedova e dell’orfana, andando incontro a un’esistenza faticosa e frustrante. In De Marchi, che compose anche altri importanti romanzi (Il cappello del prete e Arabella, che è una prosecuzione di Demetrio Pianelli) resta vivo l’appello di Manzoni a una letteratura utile e civilmente impegnata, di cui lo scrittore diede prova redigendo una collana di volumetti di educazione popolare (La buona parola, 1898).

Ritratto fotografico di Emilio De Marchi.

Ritratto fotografico di Emilio De Marchi.