Emilio Salgari, Il corsaro nero (1898)

Con gli oltre ottanta romanzi di Emilio Salgari (1862-1911), entrano nella letteratura italiana i cinque continenti: la sua narrativa allarga gli orizzonti nelle direzioni più varie, come attestano i diversi “cicli” delle sue opere (da quello dei pirati della Malesia a quelli dei corsari delle Antille o delle Bermude, per non dire del Far West, del mare delle Perle, delle avventure in India o in Africa o in Russia, e dei romanzi ambientati “tra i Ghiacci” o in Oceania).

Nato a Verona nel 1862 e trasferitosi nel 1892 a Torino – ove morì suicida nel 1911 – Salgari diviene il più popolare autore italiano di libri d’avventura e porta con successo nel nostro paese un genere letterario già apprezzato nella Francia di Jules Verne (di cui era stato assiduo lettore in gioventù) e nell’Inghilterra di Stevenson, da cui attinge la suggestione delle storie di pirati.

Il corsaro nero è il primo di cinque romanzi di cui è protagonista uno dei personaggi più celebri del romanzo d'avventura: il corsaro nero, ovvero il Cavaliere di Roccabruna, pallido, sempre vestito di nero, divenuto corsaro per vendicare il fratello ucciso a tradimento dal duca Wan Guld.

Alla base dei romanzi di Salgari vi è un continuo lavoro di documentazione, che riguarda non soltanto la storia dei Paesi più vari, ma anche e soprattutto il paesaggio, l’arte, le piante, gli animali, l’abbigliamento, gli ambienti, gli usi e i costumi: lo testimoniano i suoi taccuini fittissimi di appunti, frutto di una metodica ricerca.

Non furono i critici a decretare il suo successo, bensì il pubblico dei ragazzi, catturati e coinvolti da racconti che esaltavano l’evasione e l’avventura, la passione e il coraggio, in una natura ostile, selvaggia e spaventosa, che trasferiva e riesumava – in spazi ancora ignoti – le tinte forti del Romanticismo.

Ritratto fotografico di Emilio Salgari.

Ritratto fotografico di Emilio Salgari.