Sul testo

La vita e le opere di Oscar Wilde

Il ritratto di Dorian Gray (1891)

Nel Ritratto di Dorian Gray (The picture of Dorian Gray, 1891) di Wilde – autore che nella vita mondana londinese era divenuto esempio vivente dell’esteta dai comportamenti eccentrici – prende forma la figura del dandy che già si era affacciata in Baudelaire: attraverso un’estenuante ricerca estetica e la costruzione di un’immagine gratificante di sé – libera da condizionamenti morali – si afferma il valore del corpo e delle apparenze, non più conformate al grigiore borghese ma esibite con spavalda determinazione.

Il tema del narcisismo si esprime nello sdoppiamento tra il protagonista, Dorian Gray, non soltanto giovane e ricco, ma di straordinaria bellezza, e il suo ritratto dipinto, che gli è profondamente somigliante e che per un misterioso sortilegio, o per una sorta di patto col diavolo, è destinato nel tempo a registrare i segni dell’invecchiamento, mentre Dorian conserva intatta la propria giovinezza, nonostante i vizi, i delitti e i rimorsi. Egli dapprima nasconde il ritratto e infine pentito – o stanco di esperienze che non lo appagano più – lo colpisce con il medesimo pugnale con cui ne ha ucciso il pittore: i domestici accorsi si trovano di fronte a un cadavere dal «viso avvizzito, rugoso, repellente» e a «uno splendido ritratto del loro padrone quale l’avevano veduto l’ultima volta, mirabile di gioventù».

Gallery

Oscar Wilde e il Il ritratto di Dorian Gray

Oscar Wilde  in una fotografia di Napoleon Sarony, 1882 circa.

Wilde scrisse due versioni de Il ritratto di Dorian Gray. La prima fu pubblicata nel 1890 dalla rivista «Lippincott's Monthly Magazine». L’anno successivo, uscì in volume una seconda versione (con sette capitoli in più rispetto alla prima) che è quella abitualmente pubblicata oggi in Italia.
Nell’immagine la copertina del «Lippincott's Monthly Magazine», edizione del luglio 1890 dove fu pubblicato il romanzo di Wilde: The picture of Dorian Gray.

Audio

Il mondo è vostro per una stagione, da Il ritratto di Dorian Gray, capitolo II