Edonismo ed estetismo
Tra gli ultimi anni dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo, si assiste al declino del Naturalismo d’impronta positivista e all’emergere di una narrativa nuova nelle tematiche e nelle forme. Tra gli iniziatori e i promotori del romanzo decadente spiccano il parigino Joris-Karl Huysmans (1848-1907) e il dublinese Oscar Wilde (1854-1900). Con le loro opere maggiori si afferma una prosa dominata dall’estetismo, ovvero dal culto feticistico di una bellezza artistica e artificiosa, degustata nei minimi dettagli e negli aspetti sensoriali: il bello genera un piacere squisito e raffinato, improntato a uno stile di vita – l’edonismo – che allontana dall’umanità comune e dalla sua ordinaria mediocrità, offrendo un’infinita gamma di impressioni intense e inusuali.
Joris-Karl Huysmans, Controcorrente (1884)
In Controcorrente (1884) di Huysmans – À rebours nel titolo francese, tradotto anche “A rovescio” o “A ritroso” – il protagonista Des Esseintes è un nobile giovane e ricco, dalla sensibilità nevrotica e assetata di sensazioni, che incarna l’ideale dell’artista raffinato, proposto come modello dai circoli decadenti e adottato di lì a poco anche da D’Annunzio ne Il piacere. Deluso dalla società, dai borghesi «profittatori e imbecilli», «le cui gozzoviglie gli paiono facili e volgari» e dai letterati protesi verso il successo commerciale, egli si isola dal mondo, si ritira in una propria casa-museo e la arreda con cura ossessiva. Il trionfo dell’artificio sulla natura si realizza in un repertorio di oggetti minuziosamente selezionati, ma anche nella scelta dei colori e nella sperimentazione di un campionario di profumi capaci di evocare atmosfere esotiche ed eccitanti. Tuttavia, l’esito della vicenda non è felice. Des Esseintes precipita nella nevrosi e in una sorta di autismo, per cui è costretto a consultare un medico che gli consiglia di rinunciare al suo rifugio e rientrare nella vita sociale: quasi a indicare la rivincita conclusiva della scienza positivista, da cui l’autore si era allontanato dopo aver esordito su proposta di Zola nel volume collettivo delle Serate di Médan, vero e proprio manifesto dei naturalisti. L’ultima frase del romanzo – «Signore, abbiate pietà del cristiano che dubita, dell’incredulo che vorrebbe credere, del forzato della vita che s’imbarca solo, nella notte, sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari dell’antica speranza» – sembra peraltro alludere al percorso che avrebbe condotto Huysmans a una crisi mistico-religiosa (dapprima con gli studi sull’occultismo e poi con la conversione al cattolicesimo) attraverso un itinerario non raro nel Decadentismo di quegli anni.