L’alba del Decadentismo: i poeti maledetti

Come movimento artistico e letterario il Decadentismo nasce in Francia intorno al 1880, quando si comincia a definire decadenti – con intento spregiativo – alcuni poeti e artisti, inclini alla ribellione antiborghese e anticonformista. Il termine alludeva alla decadenza dell’Impero romano, per indicare il pericolo di una corruzione dei costumi e di una diffusa crisi morale (non senza un richiamo al celebre dipinto di Thomas Couture, I Romani della decadenza, del 1847). Tuttavia questo movimento ebbe già nei decenni precedenti i suoi precursori nei “poeti maledetti”, così denominati da uno di loro – Paul Verlaine – in una serie di articoli del 1883: anno in cui apparve anche una sua poesia (Languori), in cui confessava di sentirsi in sintonia con i romani alla vigilia del crollo dell’Impero. Nella serie dei propri Poeti maledetti Verlaine inseriva, oltre a se stesso, Stéphane Mallarmé, Arthur Rimbaud e Tristan Corbière: tuttavia la personalità che aveva inaugurato quella tendenza e ne aveva espressa tutta la carica eversiva era stata quella di Charles Baudelaire, che nella propria opera poetica aveva offerto un repertorio delle novità e delle tematiche che avrebbero caratterizzato gli inizi del Decadentismo. Tra queste spicca il cambiamento del ruolo dell’artista nella società: mentre nell’età del Romanticismo egli era chiamato a comunicare un messaggio politico-morale (ad esempio in difesa della libertà o dell’indipendenza nazionale) e appariva addirittura come un poeta-vate, intento a celebrare le gesta e le idealità di un popolo o dell’umanità intera, in questi autori la letteratura abbandona i toni oratori o didattici: lo scrittore non è più il portavoce di una comunità, ma è un bohémien ai margini della società e assume un atteggiamento di rifiuto della mentalità comune e dell’ordine costituito.

Verlaine, Ora e allora (1884)

Originario di Metz, in Alsazia, Paul Verlaine (1844-1896) studiò a Parigi, dove nel 1865 pubblicò i Poemi saturnini. Dopo un matrimonio infelice, visse una relazione intensa ma burrascosa con Rimbaud: per averlo ferito con un colpo di rivoltella, scontò due anni di carcere, durante i quali si avvicinò al cattolicesimo; ma anche in seguito condusse un’esistenza difficile e segnata dall’alcolismo. Nella sua poesia (Le feste galanti del 1869, Romanze senza parole del 1875, Saggezza del 1879, Canzoni per Lei del 1891) prevalgono i toni della dolcezza e di una sensibilità languida, alternando allo spiritualismo i versi “diabolici” e alla tematica erotica un’ispirazione mistica e religiosa.

I versi intitolati Art poétique nella raccolta Ora e allora (1884) esprimono con una grazia aggressiva e ironica i propositi del poeta, che i la scuola simbolista, allora agli inizi, riconobbe come maestro.

Tuttavia il tratto più caratteristico dela poesia di Verlaine è l’attenzione alla musicalità e alle sonorità della singola parola e del verso («musica prima di tutto: il resto è letteratura»).

Paul Verlaine ritratto dal fotografo Otto Wegener, 1893.

Paul Verlaine ritratto dal fotografo Otto Wegener, 1893.