Arrigo Boito, Libro dei versi (1877)
Musicista, partecipante con Praga alla campagna garibaldina del 1866, Arrigo Boito (1842-1918) pubblicò su riviste le proprie poesie – definendole «fantasie bizzarre e fosche» – e le raccolse nel 1877 nel Libro dei versi. Un’eco del Romanticismo tedesco è presente nelle nefandezze del protagonista di Re Orso e nel terribile ritornello («Re Orso ti schermi / dal morso dei vermi»), oltre che nei toni ironici-caricaturali e nel simbolismo (il verme persecutorio è il rimorso): ma il pregio maggiore del poemetto è nell’abilità con cui l’autore alterna poesia e prosa e metri diversi. Tra i motivi più frequenti, vanno segnalati quelli del dualismo e del confronto polemico con la scienza.
Dualismo è il titolo di un componimento che si apre con una visione del mondo derivata dalla formazione esoterica dello scrittore e dalla sua appartenenza alla Massoneria: «Son luce ed ombra; angelica / farfalla o verme immondo, / sono un caduto chèrubo [angelo, cherubino] / dannato a errar nel mondo, / o un demone che sale, / affaticando l’ale, / verso un lontano ciel». Alle leggi disumane della scienza alludono, invece, i versi della Lezione di anatomia, in cui il poeta si commuove di fronte al corpo candido di una fanciulla, che sta per essere sezionato da un chirurgo (il quale, peraltro, vi troverà un feto, svelando la mancata castità della ragazza).