Sul testo

La vita e le opere di Luigi Settembrini

Le ricordanze della mia vita (1875)

Scritte nel 1875 e pubblicate postume, Le ricordanze della mia vita si dividono in due parti. La prima narra degli anni 1813-1849, dalla fanciullezza agli studi, ai primi entusiasmi politici, al lavoro di insegnante, alla prima carcerazione, al «ritorno al mondo», alla «rivoluzione del 1848» e alla reazione che ne segue. La seconda riguarda gli anni 1849- 1859 e la detenzione sullo «scoglio di Santo Stefano», nei pressi dell’isola di Ventotene.

Nell’opera non manca la descrizione delle vicende private (la vita nel collegio di Maddaloni, il matrimonio con la dolce Gina, le poche gioie della famiglia), ma prevale la dimensione pubblica: dalla Rivoluzione partenopea del 1799 ai moti del 1820 e agli eventi del 1848-1849. Come in Pellico, il linguaggio è semplice e «schietto» per «essere inteso da tutti»; ma Settembrini è orientato verso una visione laica della vita, accompagnata da un intento educativo legato alla sua attività di insegnante.

Le pagine più drammatiche sono quelle relative al carcere di Santo Stefano. Nessuna bontà sui volti degli aguzzini e degli ergastolani, ma abbrutimento e rabbia. Incerto tra l’orrore e la pietà, Settembrini ricerca le responsabilità e le possibili vie per trasformare quelle belve in esseri umani.

Gallery

Luigi Settembrini e Le ricordanze della mia vita

Ritratto di Luigi Settembrini.

Copertina di un’edizione del 1907 de Le ricordanze della mia vita.