La storiografia: Carlo Cattaneo, Dell’insurrezione di Milano del 1848 (1849)

L’importanza della storiografia nell’età risorgimentale deriva dal suo rilievo nel dibattito politico. Intorno alla ricostruzione della storia nazionale non si giocava una disputa tra eruditi, ma la ricerca di una risposta a problemi decisivi, come la formazione di un’opinione pubblica e il rapporto con la Chiesa. Non a caso gran parte degli storici del tempo furono anche uomini politici, o addirittura presidenti del Consiglio, come Cesare Balbo (1789-1853), che nel Sommario della storia d’Italia (1846-1850) indica nell’età comunale la prima affermazione della nazionalità italiana e ripercorre con indignazione le vicende della lunga oppressione straniera.

Della storia più recente si occupava invece il milanese Carlo Cattaneo (1801-1869) con il suo saggio Dell’insurrezione di Milano del 1848 (1849), in cui ricostruiva a breve distanza di tempo – con spirito repubblicano e antisabaudo – gli infelici eventi di cui era stato protagonista: con lucidità e realismo, Cattaneo sviluppa la propria critica alla politica piemontese, bollata come conservatrice e reazionaria, e alla nobiltà «adoratrice d’ogni passata cosa» e intenta solo a «mutar padrone».

Ma del Cattaneo va ricordata, accanto al pensiero politico orientato verso il federalismo, l’attività giornalistica: la rivista «Il Politecnico» – da lui fondata nel 1839 e diretta sino al 1862 – fu per decenni il principale periodico culturale della Penisola, distinguendosi per la varietà degli argomenti e per l’attenzione rivolta alle scienze, all’economia, alla statistica e alla tecnica.

Ritratto giovanile di Carlo Cattaneo, 1887. Xilografia di Edoardo Matania, ridotta e rielaborata.

Ritratto giovanile di Carlo Cattaneo, 1887. Xilografia di Edoardo Matania, ridotta e rielaborata.