La poesia patriottica: Giuseppe Giusti, Versi (1844)

I maggiori esponenti del periodo romantico sono Manzoni e Leopardi. Tuttavia, molti autori utilizzano la poesia per esaltare i valori di libertà e indipendenza politica e per celebrare i moti rivoluzionari dell’Ottocento, dando origine al filone della poesia patriottica. È il caso di Giovanni Berchet e del genovese Goffredo Mameli (1827-1849), combattente al seguito di Garibaldi e autore dell’Inno nazionale italiano.
Uno spazio particolare occupa la poesia del pistoiese Giuseppe Giusti (1809-1850) che si caratterizza per la critica intelligente e ironica ad alcuni aspetti della società e della politica italiana del suo tempo. Sono versi dettati da una sincera passione politica, come quelli che gli ispirarono la prigionia e la condanna di Ciro Menotti, o le ottave scritte Nella morte del Duca di Modena, che aveva represso i moti liberali del 1831:

Quando lo porteranno al cimitero
questo Ducaccio finalmente morto,
io prego Dio che gli faccia da clero
un cento d’aguzzini a collo torto;
la ghigliottina sia l’unico cero,
il diavolo gli firmi il passaporto,
se lo piangano i birri in ginocchioni;
noi metteremo il lutto agli zamponi.

La sua poesia raggiunge un certo successo grazie alle lodi che Manzoni pubblicamente gli rivolge.

Ferdinando Ronzoni, <em>Ritratto postumo di Giuseppe Giusti</em>, 1861. Firenze, Galleria degli Uffizi.

Ferdinando Ronzoni, Ritratto postumo di Giuseppe Giusti, 1861. Firenze, Galleria degli Uffizi.