Il romanzo psicologico-intimistico di Tommaseo: Fede e bellezza (1840)

Lo sperimentalismo caratterizza la vastissima produzione di Niccolò Tommaseo (1802-1874), autore di opere di narrativa, di poesia, di critica letteraria, di politica, di religione, di memorie e di filologia. Tra le sue opere di narrativa, la più significativa è Fede e bellezza, romanzo di cui apparvero due edizioni nel 1840, seguite da quella definitiva del 1852. La novità del soggetto (che lascia ai margini la storia e recupera il soggettivismo del romanzo sentimentale), insieme con l’acuta introspezione psicologica e con l’originalità di certe pagine lirico-poetiche, colloca quest’opera in una posizione particolare nel quadro della narrativa italiana dell’Ottocento.

La trama
La vicenda si svolge in Francia. Maria, giovane di origine italiana, confessa a Giovanni il suo passato costellato di amori e delusioni. Orfana, è stata spinta a cedere a un uomo che poi l’ha abbandonata. A questa prima “colpa” ne sono seguite altre, finché ha conosciuto Giovanni. Questi a sua volta vuole confessare il suo passato a Maria e le consente di leggere un suo diario. Dal diario apprendiamo che il protagonista è uno scrittore italiano che vive in Francia e che anch’egli ha vissuto una vita di peccati seguiti da pentimenti. Segue un periodo di fidanzamento che procede tra scambi di lettere, incomprensioni e rotture, sino al matrimonio. Tuttavia i due sono costretti da varie circostanze a vivere separati, Giovanni a Bordeaux e Maria in Corsica. A questo punto il romanzo assume la forma epistolare. I due si riuniscono prima in Corsica e poi a Nantes. Nell’ultima parte, si arriva a un duello tra Giovanni e un francese che ha denigrato l’Italia: Giovanni è ferito ma – curato da Maria – guarisce, mentre la donna si ammala di tisi e muore.

Vincenzo Giacomelli, <em>Ritratto di Niccolò Tommaseo</em>. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale.

Vincenzo Giacomelli, Ritratto di Niccolò Tommaseo. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale.