Sul testo
La vita e le opere di Alessandro Manzoni
Fermo e Lucia e I promessi sposi (1823 e 1827)
Il contenuto e la struttura
L’opera è suddivisa in 38 capitoli, preceduti da un’introduzione; narra la tormentata vicenda di due umili giovani, Renzo e Lucia, il cui progetto di matrimonio viene impedito dalla prepotenza di un signorotto locale, don Rodrigo. Dopo molte peripezie, i due promessi sposi si ricongiungono e possono finalmente celebrare le nozze. Vera protagonista del romanzo è, tuttavia, la corrotta e violenta società lombarda del Seicento, sottomessa alla dominazione spagnola. Il romanzo, iniziato nel 1821, è pubblicato in edizione definitiva nel biennio 1840-1842.
Le tre redazioni del romanzo
Manzoni ci ha lasciato tre stesure del suo romanzo. La prima (1821-1823), mai pubblicata dall’autore, si intitola Fermo e Lucia. Manzoni non ne fu soddisfatto, per ragioni strutturali e per ragioni linguistiche: dal punto di vista strutturale, la narrazione risultava organizzata in blocchi narrativi troppo separati fra di loro, con un’eccessiva sproporzione fra la trama principale e le digressioni (in particolare, quelle sulle vicende della monaca di Monza e dell’Innominato, due veri e propri “romanzi nel romanzo”); dal punto di vista linguistico, Manzoni è scontento di un linguaggio troppo influenzato dal francese e dal dialetto lombardo, lontano dunque dall’uso comune della lingua contemporanea. Subito dopo, grazie ai consigli di prestigiosi intellettuali che avevano letto il manoscritto, riprende a lavorarci per quattro anni. Il romanzo esce in tre tomi presso l’editore milanese Ferrario nel 1827 con il titolo definitivo I promessi sposi e ottiene un immediato successo, non solo in Italia: viene infatti tradotto nelle principali lingue europee (tedesco, inglese, francese e spagnolo), suscitando tra l’altro l’interesse di Goethe in Germania e di Edgar Allan Poe negli Stati Uniti. Nonostante il successo, Manzoni è ancora insoddisfatto della sua opera, principalmente dal punto di vista espressivo: non era riuscito a creare una lingua unificatrice per l’Italia, che si avviava sulla strada dell’unità politica. Manzoni decide allora di trasferirsi insieme alla famiglia per alcuni mesi a Firenze, per «sciacquare i panni in Arno», cioè per adeguare la lingua del romanzo all’italiano parlato (quindi più vicino alla lingua viva) dai fiorentini di cultura. Il romanzo assume dunque la forma considerata definitiva da Manzoni, e che ancora oggi leggiamo, uscendo a dispense tra 1840-1842.
Le Odi civili (1814-1821)
Con il titolo di Odi civili si fa riferimento a due canzoni (incompiute) e due odi, scritte tra il 1814 e il 1821. Sono poesie di argomento storico, ispirate dai sentimenti religiosi e dalle idee politiche dell’autore.
Il cinque maggio Alla morte di Napoleone, Manzoni ripercorre la sua grandiosa parabola politica e i suoi intimi turbamenti, illuminati dalla finale conversione religiosa.
Marzo 1821 Composta in occasione dei moti carbonari del 1821, l’ode è espressione degli ideali risorgimentali. Manzoni immagina che le truppe piemontesi si apprestino a portare soccorso ai lombardi, animate dal sentimento patriottico di unità nazionale.
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Il cinque maggio (dalle Odi civili)