Arthur C. Clarke, 2001: Odissea nello spazio (1968)
2001: Odissea nello spazio nacque contemporaneamente al film omonimo del regista Stanley Kubrik.
Nel 1964 Kubrick aveva parlato con Clarke dell'idea di un film di fantascienza sul rapporto fra l'uomo e l'universo. Per quattro anni i due autori lavorarono al progetto e Clarke scrisse il romanzo contemporaneamente alla sceneggiatura con Stanley Kubrik.
La trama
Sotto la superficie lunare viene ritrovato un misterioso monolite che ha più di tre milioni di anni e che, quando è riportato alla luce, comincia a inviare un potente segnale indirizzato verso l’orbita di Saturno. Gli scienziati non sanno spiegare che cos’è veramente il monolite e a chi è rivolto il segnale. Per scoprirlo, la nave spaziale Discovery parte alla volta di Giapeto, satellite di Saturno.
I membri dell’equipaggio, scelti tra i migliori cosmonauti, sono assistiti nella loro missione da Hal 9000, cervello e sistema nervoso dell’astronave, un computer potentissimo capace di riprodurre i meccanismi della mente e dotato di una propria coscienza. Una macchina perfetta, fin troppo umana al punto da essere soggetta a nevrosi e impulsi omicidi.
I membri dell’equipaggio dovranno fare in modo che Hal 9000 non li coinvolga nella sua follia digitale: in gioco c’è la possibilità di entrare in contatto con entità sconosciute, a cui il monolite appartiene, e che potrebbero essere all’origine della civiltà stessa.
Uno dei romanzi più significativi del Novecento, che ha anticipato temi come l'esplorazione dello spazio, i pericoli della tecnologia, i limiti del potere umano.
La fantascienza
Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale acquista crescente rilevanza il genere della fantascienza. L’esplosione dell’atomica su Hiroshima e la “corsa allo spazio” intrapresa dalle due “grandi potenze” (Stati Uniti e Unione Sovietica) evocano infatti scenari futuri assai inquietanti, ma per altri versi affascinanti, prodotti dalle straordinarie potenzialità della tecnologia e della scienza. Questo genere di letteratura poteva vantare origini antiche, dalla classicità greca agli Stati e imperi della Luna di Cyrano, dal Micromega di Voltaire al Gulliver di Swift e al Frankenstein di Mary Shelley, dai romanzi di Verne a quelli di Herbert George Wells (La macchina del tempo, L’isola del dr. Moreau, L’uomo invisibile, La guerra dei mondi).
Ma il vero e proprio decollo della fantascienza avviene nel 1926 negli Stati Uniti con la nascita della rivista «Amazing Stories» (“Racconti meravigliosi”), che ha proseguito e pubblicazioni sino al 2005, e in cui si sviluppa soprattutto il sottogenere delle space operas: viaggi intergalattici, contatti con alieni, creazioni di mostri o robot. Dal 1937 le si affianca, un altro importante periodico – «Astounding» (“Sbalorditivo”) – destinato a raggiungere dignità letteraria negli anni Cinquanta (“l’età dell’oro” della fantascienza americana) con autori come Asimov.
Ma il panorama della fantascienza è amplissimo, come attesta la produzione di altri autori di grande successo: Arthur Clarke (1917-2008) con 2001 Odissea nello spazio (1968) e Fredric Brown (1906-1972) con L’ultimo dei marziani (1950) e le sue narrazioni presentano una notevole varietà di situazioni, scenari e personaggi (extraterrestri, androidi, cyberg ecc.).