Sul testo
La vita e le opere di Gabriel García Márquez
Cent’anni di solitudine (1967)
La progressiva scoperta della letteratura ibero-americana raggiunge il proprio culmine con la comparsa nel 1967 di Cent’anni di solitudine dello scrittore colombiano García Márquez, Premio Nobel nel 1982 e autore di altri fortunati romanzi (Cronaca di una morte annunciata, L’amore ai tempi del colera).
Difficile ricostruirne la trama, resa complessa dal lungo arco temporale e dalla molteplicità dei personaggi, per lo più riconducibili alle sette generazioni di un’unica grande famiglia, i Buendia: a partire dai suoi capostipiti José Arcadio e Ursula Iguaràn, che al termine di un arduo viaggio fondano in terre sconosciute la piccola comunità di Macondo. Di questa microsocietà si seguono le inesorabili trasformazioni: dal villaggio primitivo delle origini si arriva al primo contatto con la civiltà (le “invenzioni” portate dagli zingari) e con il progresso (la ferrovia e il cinema), e poi a quello – sempre più brutale – con il colonialismo nordamericano rappresentato dalla potente compagnia bananiera che si avvale – per i propri interessi economici – di sanguinose guerre civili: sino al decadimento finale che si consuma nella catastrofe ecologica, frutto di una spirale autodistruttiva.