Natalia Ginzburg
Natalia Levi (1916-1991), nata a Palermo e cresciuta a Torino nell’ambiente culturale della casa editrice Einaudi, sposa nel 1938 un intellettuale antifascista di origine russa, Leone Ginzburg, che sei anni dopo morirà nelle carceri fasciste, dopo aver trascorso con lei un lungo periodo di confino in Abruzzo.
Impegnata socialmente e politicamente (sarà eletta deputata nel 1987), sviluppa a partire dagli anni Quaranta un’intensa attività di traduttrice e scrittrice, che si apre con la pubblicazione, nel 1942, della raccolta di racconti La strada che va in città, e culmina nei decenni successivi nella pubblicazione dei romanzi Tutti i nostri ieri (del 1952, ancora legato ai temi della Resistenza) e Caro Michele (1977) – quest’ultimo di genere epistolare – e soprattutto negli scritti memoriali delle Piccole virtù (1962) e di Lessico famigliare (1963) e in quell’opera particolare – a metà tra il romanzo e il saggio storico – che è La famiglia Manzoni (1983).
Vanno ricordati anche i racconti lunghi – da Valentino (1957) a Le voci della sera (1961) e Famiglia (1977) – e alcuni notevoli lavori teatrali, primo fra tutti la godibile commedia Ti ho sposato per allegria (1966), che riscosse un grande successo.
Lessico famigliare (1963)
Una parte notevole della sua produzione scaturisce dalla rielaborazione delle memorie personali, restituite con efficacia attraverso una scrittura che guarda innanzitutto all’espressione orale: di qui l’attenzione concentrata sul “lessico”, cioè sul repertorio di parole in cui si condensa – e sopravvive – l’esperienza di una vita o di una famiglia, che a sua volta diventa testimonianza di un’epoca, di un quadro sociale e di una mentalità.
Specialmente le dinamiche del microcosmo familiare vengono osservate e ricostruite, con una puntuale rilevazione degli eventi minimi, dei comportamenti quotidiani e delle sfumature psicologiche: al realismo distaccato delle annotazioni si unisce una partecipazione emotiva temperata da un sottile umorismo, che si avvale di un linguaggio nitido e spoglio e privilegia i periodi paratattici (frasi brevi, senza subordinate). Oltre che dalla centralità del lessico domestico, l’interesse delle pagine più note di Ginzburg deriva dai ritratti di amici e conoscenti di famiglia destinati a entrare nella storia dell’Italia novecentesca (da Carlo Levi ad Adriano Olivetti, da Filippo Turati a Leone Ginzburg, da Cesare Pavese a Giulio Einaudi), colti attraverso lo sguardo incuriosito di una bambina – e poi di una giovane donna – e presentati attraverso le battute e i gesti consueti.