Luciano Bianciardi, La vita agra (1962)

La commistione di realismo ed espressionismo anima lo sperimentalismo di Luciano Bianciardi (1922-1971), specialmente nel suo discusso capolavoro, La vita agra del 1962, che narra del tentativo di un attentato dinamitardo contro una grande industria milanese. Al centro del racconto è la rivolta solitaria di un individuo risucchiato nel vortice di un mondo che si va disumanizzando, oggetto di una satira graffiante e beffarda che prende di mira specialmente le consuetudini della società consumistica.

Letteratura e industria: scrittori in fabbrica

Nel 1959 Elio Vittorini fonda con Italo Calvino la rivista «Il Menabò», che affronta in uno dei suoi numeri monografici, all’inizio degli anni Sessanta, il problema del rapporto fra letteratura e industria. L’industrializzazione non è più vista come una realtà demoniaca da esorcizzare (magari in nome del rimpianto per il mitico passato contadino) e nemmeno come un semplice tema che la letteratura possa affrontare accanto ad altri temi, ma come un contesto del tutto nuovo, che deve modificare in profondità il lavoro dello scrittore, anche e soprattutto quando questo si colloca all’opposizione. Allo stesso tempo, lo sviluppo industriale interessa in modo crescente anche l’editoria e muta la relazione tra l’intellettuale e il potere. Se nel dopoguerra il pericolo erano i condizionamenti ideologici, ora, di fronte all’industrializzazione massiccia anche della produzione culturale, l’intellettuale intravede piuttosto il rischio di un’integrazione nel sistema neocapitalistico, attento solo al mercato e in grado di neutralizzare (o “addomesticare”) ogni libertà di critica o di sperimentazione.

È in questo quadro che si inserisce l’opera di alcuni narratori particolarmente attenti a tale evoluzione e agli scenari che essa apre, a partire dalla realtà del grande stabilimento industriale.

Luciano Bianciardi.

Luciano Bianciardi.