Pablo Neruda

Accanto all’argentino Jorge Borges, il cileno Pablo Neruda (1904-1973), Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, è nel Novecento il principale poeta dell’America Latina, di cui Salvatore Quasimodo pubblicò nel 1965 un’apprezzata traduzione.

L’opera di Neruda presenta, da principio, toni malinconici e cadenze crepuscolari, evidenti soprattutto nella raccolta delle liriche giovanili, il Crepuscolario del 1923. Nella produzione degli anni successivi si riscontra un impegnativo esercizio di sperimentazione stilistica, che recepisce di volta in volta la lezione del Simbolismo, dell’Espressionismo e del Surrealismo e che culmina nelle tre edizioni della Residenza sulla terra (1933, 1935 e 1947), frutto di momenti diversi della sua esperienza e della sua maturazione politica, segnata dalla partecipazione alla guerra di Spagna e dalla conseguente adesione al comunismo.

La fase centrale e decisiva della sua attività si colloca negli anni Cinquanta, che trascorre in esilio – in Unione Sovietica, ma per un periodo anche in Italia – proprio a causa della sua fede marxista. Del 1950 è il Canto generale.

Tuttavia, accanto al tema civile resta presente quello dell’amore sensuale, che già nella fase iniziale aveva prodotto risultati notevoli (con Venti poesie d’amore e una canzone disperata, del 1924), ma che trova raffinato sviluppo nelle Odi elementari (1954-1957) e nei Cento sonetti d’amore (1959); e rimane costante anche il richiamo alla natura e al paesaggio andino, celebrato ad esempio nel memorabile canto sulle Alture di Macchu Picchu.

Canto generale (1950)

Il Canto generale è un vasto poema che ripercorre la storia non soltanto del Cile ma dell’intero continente sudamericano, con un recupero delle remote origini precolombiane – mitizzate e idealizzate – in contrapposizione con la violenza predatoria introdotta dai conquistatori spagnoli e perpetuata dalla borghesia creola tramite le dittature militari, sino allo strapotere delle multinazionali statunitensi:

Geova divise il mondo
tra Coca Cola Inc, Anaconda,
Ford Motors, e altre società:
la compagnia United Fruits
si riservò la parte più succosa,
la costa centrale della mia terra.

A questi temi si accompagna l’enunciazione di una poetica indirizzata verso la promozione di una cultura non elitaria e di un progresso sociale all’insegna dell’eguaglianza:

Io non scrivo perché altri libri m’incatenino
[...]
ma solo per semplici abitanti che chiedono
acqua e luna, elementi dell’ordine perpetuo,
scuole, pane e vino, chitarre e ferri del mestiere.
Io scrivo per il popolo benché egli non possa leggere
la mia poesia coi suoi occhi rurali.
Arriverà il momento in cui l’aria
che ha agitato la mia vita giungerà al suo orecchio
[...]

Io voglio che all’uscita di fabbriche e miniere
stia la mia poesia fissa alla terra,
all’aria, alla vittoria dell’uomo maltrattato.

Pablo Neruda nel 1963.

Pablo Neruda nel 1963.