Sul testo
La vita e le opere di George Orwell
1984 (1949)
Quando pubblica 1984 nel 1949 lo scrittore inglese George Orwell era già celebre per due libri ispirati dal suo lungo soggiorno in Oriente e dalla partecipazione alla guerra di Spagna (Giorni in Birmania e Omaggio alla Catalogna), ma soprattutto per La fattoria degli animali, una favola satirica in cui aveva alluso alla degenerazione (nella dittatura stalinista) della rivoluzione sovietica, riassunta nel motto: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».
In 1984 si rappresenta una società futura governata da un fantomatico Grande Fratello, le cui gigantografie campeggiano ovunque e la cui Psicopolizia esercita con telecamere onnipresenti una costante sorveglianza su ciascuno. Alla rigida divisione in tre classi (il Partito Interno che gode di ogni privilegio, quello Esterno che vive in edifici fatiscenti e la massa dei prolet che sopravvive nei tuguri delle periferie) si accompagna un efficiente sistema di propaganda e repressione, che è in grado di soffocare qualsiasi dissenso e si avvale di una “neolingua”, atta a ridurre la comunicazione a una replica meccanica dei pregiudizi utili al potere. Il protagonista Winston tenta di opporsi entrando con la fidanzata Julia in un’organizzazione clandestina (la Lega della Fratellanza), ma viene tradito da una spia, arrestato e torturato, sino alla resa definitiva.
La letteratura distopica
Collaterale al filone della fantascienza, che negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale acquista crescente rilevanza, è quello della letteratura distopica. Con il termine distopia si è soliti indicare una anti-utopia: non un mondo ideale ma il suo opposto, in cui prendono forma le minacce più inquietanti. In quest’ambito rappresenta un testo esemplare il Mondo nuovo di Aldous Huxley; nella medesima direzione lo scrittore inglese era stato preceduto dal russo Evgenij Zamjiatin, che nel romanzo Noi, del 1924, aveva presentato una società futura in cui gli uomini non erano che numeri, sottoposti al controllo onnipresente dello Stato.
Ma è nel secondo dopoguerra che vedono la luce due capolavori della letteratura distopica: 1984 di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury.