Jean-Paul Sartre

Nel 1938 un professore di filosofia, Jean-Paul Sartre (1905-1980), pubblica il suo primo romanzo, La nausea, incentrato sulla monotona esistenza condotta sullo sfondo di una cittadina di provincia. Il titolo evoca il disgusto per una piccola società borghese che trascina la propria vita in un’assoluta mancanza di senso, dominata dalle convenzioni.

Scenari ancora più sconcertanti si affacciano l’anno successivo nella raccolta di racconti Il muro, cui fa seguito nel 1943 l’opera filosofica maggiore, L’essere e il nulla, testo fondamentale del pensiero esistenzialista. Dopo l’esperienza della guerra, della prigionia e della partecipazione alla Resistenza, Sartre fonda nel 1945 la rivista «Tempi moderni» e pubblica il saggio Che cos’è la letteratura?, in cui proclama la necessità di un impegno politico dell’intellettuale, orientato verso un marxismo non dogmatico. In questa direzione si sviluppa non soltanto la sua produzione successiva, ma anche il suo intervento nelle battaglie civili.

A porte chiuse (1945)

Nell’area dell’Esistenzialismo si colloca anche l’opera teatrale di Sartre, che nel 1945 mette in scena l’atto unico A porte chiuse.

In un salotto un cameriere introduce: Garcin, un ex direttore di giornale, Estella, che ha sposato per denaro un uomo molto più anziano per poi tradirlo con «l’uomo della sua vita», e Ines, un’impiegata, protagonista di un’ambigua relazione con suo cugino e con un’altra donna.

Emergono brandelli di passato dei tre. Garcin ha tradito spesso la moglie e allo scoppiare della guerra ha tentato di fuggire in Messico, mentre Estella ha ucciso la bambina avuta dall’amante. A poco a poco si scopre che i tre personaggi sono morti e quel salotto è l’inferno, dove si torturano rispecchiando le angosce della vita terrena. Quando la porta si spalanca e potrebbero uscire, capiscono quanto sarebbe inutile e si mettono nuovamente a sedere. Visualizzazione scenica di un capitolo dell’opera filosofica di Sartre, L’essere e il nulla, dedicato alle relazioni interpersonali, questo lavoro ha come motto emblematico una delle frasi conclusive di Garcin: «l’inferno sono gli altri». Gettati in una situazione imprevista, i personaggi svelano i fattori determinanti di un’esistenza in cui i rapporti umani si fondano sulla lacerante contraddizione di amore e odio. Il paradosso è che l’uomo, in questo inferno, è libero (e non più determinato dall’ambiente, come avveniva nella drammaturgia naturalista).

L’Esistenzialismo

Specialmente tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta si afferma in Europa la filosofia dell’Esistenzialismo, destinata a influenzare lo sviluppo della letteratura e delle arti. Si tratta di una corrente di pensiero che congloba diverse tendenze, i cui tratti caratterizzanti sono il valore dell’individuo e la sua precarietà, la tensione che lo oppone al mondo circostante, la percezione dell’assurdo – che accompagna la «solitudine di fronte alla morte» – e dell’angoscia che ne scaturisce. In ambito letterario, sono stati ritenuti precursori dell’Esistenzialismo Dostoevskij e Kafka. Tra i narratori (e drammaturghi) in cui esso appare presente, occupano un posto di primo piano il filosofo Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.

Gallery

Jean-Paul Sartre

Jean-Paul Sartre nel 1924.

Jean-Paul Sartre nel suo studio a Parigi negli anni Cinquanta.

Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir nel 1950, al Café Flore. Sartre e Simone de Beauvoir, quando erano ancora due sconosciuti, trascorrevano le giornate al Café Flore. Lì, oltre a lavorare, si impegnavano con gli amici in lunghe discussioni da cui sarebbe nato l’Esistenzialismo.