Giovanni Raboni, Barlumi di storia (2002)
Tra i poeti del secondo Novecento si possono distinguere coloro che si orientano verso soluzioni sperimentali, prediligendo un linguaggio poetico complesso e di non facile accesso, che intende dare voce allo smarrimento esistenziale, e coloro che preferiscono toni più narrativi, capaci di evocare la propria vita e di raccontare i dilemmi morali della società contemporanea.
Alla prima tendenza appartengono poeti come Andrea Zanzotto e Amelia Rosselli, che si ricollegano alle sperimentazioni dell’Ermetismo e della Neoavanguardia. Alla seconda tendenza i poeti della cosiddetta “linea lombarda”: da Nelo Risi a Giovanni Raboni, da Maurizio Cucchi a Luciano Erba e a Giancarlo Majorino.
Giovanni Raboni (1932-2004) ha lasciato importanti traduzioni dal francese, tra cui quelle dei Fiori del male di Baudelaire e della Ricerca del tempo perduto di Proust. Nella sua poesia gli accenti lirici scaturiscono dall’osservazione realistica e si accompagnano alla riflessione dettata da una viva sensibilità etica (e nell’ultima fase anche religiosa). In Barlumi di storia (2002) Raboni si impegna in un progetto importante: trovare punti di coincidenza tra storia personale e storia del nostro tempo dalla Seconda guerra mondiale ai giorni nostri, dai bombardamenti a Milano fino alle recenti vicende politiche. L'autore racconta le vicissitudini di una vita: dall'infanzia fino alla maturità e ormai quasi alla vecchiaia.