Nelo Risi, Il mondo in una mano (1994)
Tra i poeti del secondo Novecento si possono distinguere coloro che si orientano verso soluzioni sperimentali, prediligendo un linguaggio poetico complesso e di non facile accesso, che intende dare voce allo smarrimento esistenziale, e coloro che preferiscono toni più narrativi, capaci di evocare la propria vita e di raccontare i dilemmi morali della società contemporanea.
Alla prima tendenza appartengono poeti come Andrea Zanzotto e Amelia Rosselli, che si ricollegano alle sperimentazioni dell’Ermetismo e della Neoavanguardia. Alla seconda tendenza i poeti della cosiddetta “linea lombarda”: da Nelo Risi a Giovanni Raboni, da Maurizio Cucchi a Luciano Erba e a Giancarlo Majorino.
Nelo Risi (1920-2015), che è stato anche sceneggiatore, regista – si ricorda Diario di una schizofrenica del 1968 – e traduttore, si allontana dalla poetica dell’Ermetismo, con raccolte in cui si affacciano i temi etici e civili in uno stile che tende alla discorsività. Una vena di moralismo pervade (a partire dai versi de L’esperienza del 1948 e sino a Il mondo in una mano del 1994) la sua visione del presente, da cui spesso trapela la delusione per la caduta degli slanci ideali del dopoguerra.