Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira (1994) e le altre opere
La crisi delle grandi narrazioni, caratteristica della postmodernità, traspare nella narrativa di Antonio Tabucchi (1943-2012) e specialmente nelle sue raccolte di racconti, da Il gioco del rovescio (1981) – in cui si alternano e si contrappongono diversi punti di vista nella ricostruzione di una medesima vicenda – a Piccoli equivoci senza importanza (1985), ove le fragili esistenze dei protagonisti si presentano come “rebus” pressoché indecifrabili, in un inestricabile groviglio di verità e finzioni. Quest’operazione trae spunto e ispirazione dall’assidua traduzione e lettura dello scrittore portoghese Fernando Pessoa (1888-1935), celebre per l’invenzione degli “eteronimi” (personalità fittizie cui attribuì varie sue opere). Tuttavia nel capolavoro di Tabucchi, Sostiene Pereira, del 1994, emerge con forza anche l’istanza morale e civile, già evidente nel romanzo d’esordio Piazza d’Italia del 1975. La svolta radicale del protagonista, che nella Lisbona degli anni Trenta prende coscienza dei soprusi messi in atto dalla dittatura fascista, diviene emblematica dell’eterna lotta per la libertà e – più in particolare – del necessario passaggio dell’intellettuale a un impegno consapevole e militante nell’attualità e nella storia.