Claudio Magris
In Italia, ma non solo, l’opera di Claudio Magris (nato nel 1939) occupa un posto di rilievo nell’ambito della saggistica a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, sviluppandosi gradualmente dalla ricerca storico-letteraria in direzione della narrativa e anche del teatro. Magris parte da una profonda conoscenza degli autori di lingua tedesca, che lo colloca tra gli studiosi più attenti della comparativistica, sulla scia tracciata nel nostro Paese da un altro illustre germanista, Cesare Cases, e dal francesista Giovanni Macchia.
Danubio (1986)
Uscito nel 1986, Danubio è al tempo stesso una sintesi delle ricerche critiche precedenti e un capolavoro della letteratura di viaggio contemporanea. Scandito in nove parti e in centosettanta paragrafi, il volume si presenta come un mosaico di frammenti narrativi, che hanno per filo conduttore il percorso del grande fiume dalla Selva Nera al Mar Nero. È stato definito, di volta in volta, un “racconto critico”, un “saggio romanzato” o un “romanzo saggistico”, in quanto si pone al confine tra generi diversi e li alterna in un dosaggio vario e originale, che offre al lettore innumerevoli scorci documentaristici, misti al coinvolgimento emotivo della scoperta.
Si divaga infatti nello spazio e nel tempo, con continue escursioni nel passato dei luoghi incontrati: e ogni tappa apre nuove finestre su paesaggi e personaggi che hanno segnato la storia mitteleuropea. Si tratta talora di figure note e importanti (da Haydn a Wagner, da Marco Aurelio a Francesco Giuseppe, da Lukàcs a Kafka e a Céline), di cui si colgono particolari aspetti e momenti. Ma più spesso ci si imbatte in personalità minori, di cui si rievoca il problematico vissuto, o si ritraggono le inquietudini e le fedi, con una speciale attenzione agli emarginati, agli sconfitti e agli esclusi.