Luciano Erba, Il prato più verde (1977)

Tra i poeti del secondo Novecento si possono distinguere coloro che si orientano verso soluzioni sperimentali, prediligendo un linguaggio poetico complesso e di non facile accesso, che intende dare voce allo smarrimento esistenziale, e coloro che preferiscono toni più narrativi, capaci di evocare la propria vita e di raccontare i dilemmi morali della società contemporanea.

Alla prima tendenza appartengono poeti come Andrea Zanzotto e Amelia Rosselli, che si ricollegano alle sperimentazioni dell’Ermetismo e della Neoavanguardia. Alla seconda tendenza i poeti della cosiddetta “linea lombarda”: da Nelo Risi a Giovanni Raboni, da Maurizio Cucchi a Luciano Erba e a Giancarlo Majorino.

Luciano Erba (1922-2010), tornato a Milano dopo aver trascorso molti anni all’estero, si caratterizza per una poesia prevalentemente memoriale, soffusa di un’ironia che non esclude la partecipazione emotiva. Il linguaggio è antiletterario e tende a ritrarre in rapidi scorci – e con apparente indifferenza – immagini e atmosfere di un passato guardato con attenzione al tratto emblematico e all’aneddoto.

Sul testo

La Milano di ieri

Luciano Erba.

Luciano Erba.