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La vita di Pietro Verri

«Il Caffè» (1765)

Il giornale più innovativo per i contenuti e la capacità divulgativa è il «Caffè» che comincia a essere pubblicato a Milano ogni dieci giorni dal 1764 al 1766. L’uso di bere caffè si era diffuso da poco tempo e le botteghe del caffè, dove i chicchi venivano tostati, macinati e poi anche serviti come bevanda, diventano i nuovi punti di ritrovo. Il giornale milanese intende così riproporre i discorsi tenuti al caffè da avventori di ceto diverso, provenienti dalle diverse parti d’Europa, che si incontrano e discutono sui principali temi del dibattito illuminista.

Dal punto di vista linguistico il giornale si presenta subito come uno strumento innovativo di comunicazione perché dichiara esplicitamente di rinunciare al vocabolario dell’Accademia della crusca (che salvaguardava la purezza della lingua), preferendo il linguaggio razionale e concreto utilizzato nel parlato. La scelta dei temi predilige gli argomenti del dibattito contemporaneo europeo illuminista: dalla necessità dell’istruzione pubblica alla necessità dei nobili di impegnarsi nella gestione delle proprie risorse in ambito agricolo e mercantile, alla condanna della guerra, alla necessità di sviluppare il sapere scientifico ecc. Per aggirare il problema della censura esercitata in Lombardia dal governo austriaco sulle pubblicazioni, il giornale viene stampato a Brescia, allora territorio veneziano. Tuttavia, i fondatori e animatori della rivista, tra cui i fratelli Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria, non intendono agire in opposizione ai governi, ma collaborare con le istituzioni per incidere sull’ammodernamento dell’apparato statale. La loro azione, politica e giornalistica è finalizzata alla pubblica utilità.